pubblicità comportamentale come funziona

Pubblicità comportamentale (behavioural advertising): come funziona e come sfruttarla?

Oggi parliamo di Pubblicità Comportamentale! Scopriremo perché chi si occupa oggi di pubblicità online deve assolutamente conoscere il behavioural advertising (altro modo per indicare la pubblicità comportamentale) e saperlo sfruttare al meglio.

Parleremo di targhettizzazione, di privacy e di cookie (no non di biscotti!)

Iniziamo subito con questa guida completa sulla Pubblicità Comportamentale e l’advertising.

Pubblicità comportamentale: cos’è?

La pubblicità comportamentale racchiude quelle tecniche di marketing che sfruttano i dati raccolti sull’utenza per confezionare nuove strategie di vendita o pubblicità. La pubblicità comportamentale viene anche definita behavioural targeting/ advertising letteralmente la “targhettizzazione comportamentale”.

La pubblicità comportamentale quindi sfrutta tutte le informazioni raccolte sul target di riferimento e lo fa avvalendosi della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Lo scopo principale del behavioural advertising è quello di offrire la pubblicità/advertising su misura (tailored) al target.

Risulta oggi molto efficace perché basata sugli interessi reali dei consumatori! Se ti occupi di Advertising online è fondamentale conoscere le basi del suo funzionamento per creare campagne sempre più efficaci.

pubblicità comportamentale ads

Pensi di non essere mai stato “vittima” della pubblicità comportamentale?

Ti sbagli, oggi la maggior parte degli annunci online (ads) si basano su queste tecniche. Ecco perché ti basta cercare una sola volta su Google le offerte per un nuovo aspirapolvere che improvvisamente le pagine di navigazione web e i tuoi social si riempiono di ads sulle aspirapolveri in offerta!

Pubblicità comportamentale: come funziona e come è regolata?

La pubblicità comportamentale per funzionare ha bisogno di raccogliere dati sugli utenti. In particolare, il tracciamento delle ricerche effettuate o delle pagine visitate può essere molto interessante per definire le abitudini e gli acquisti del target di riferimento.

Se sei riuscito a capire un po’ di cosa si tratta ti starai chiedendo: ma la privacy?

È un tema su cui oggi si discute moltissimo in quanto profilare un target significa conoscere le abitudini di uso e consumo del web degli utenti.

Nel 2014 si è generato un po’ di “panico” quando il Garante della Privacy ha dichiarato che solo il 15% del totale delle applicazioni smartphone (i principali “luoghi di raccolta” dei dati) fornisce un’informativa idonea come previsto dalla Legge sulla privacy.

Altro tema spinoso riguarda il mezzo con il quale vengono raccolti i dati cioè tramite i Cookie (no, non sono biscotti!). Ti spiego di che si tratta.

Cookie: cosa sono e perché sono così utili nell’advertising online?

I cookie, che oggi ci fanno tanta paura, nacquero con l’intento di semplificare la navigazione web degli utenti perché ne ricordano le scelte orientandosi successivamente. Questo è quello che ancora oggi fanno, infatti li usiamo tutti i giorni e ci semplificano veramente la vita ad esempio per la velocizzazione login, la ricerca rapida, il mantenimento del contenuto del carrello negli eCommerce, la preferenza di lingua e molti altri processi.

cookie pubblicità comportamentale

Le aziende e gli advertiser ne hanno subito capito le potenzialità. Google ha acquisito DoubleClick nel 2007 e grazie alla collaborazione con questa azienda si è iniziato a tracciare la navigazione degli utenti con scopi pubblicitari. 

Una cosa da specificare è che i cookie non sono in grado di identificare la “persona” ma il dispositivo dal quale naviga (infatti se cambi computer tutto ricomincia da capo), è poi la successiva analisi dei dati estrapolati da cookie che permette una targettizzazione degli utenti. Oggi, rispetto all’inizio, è obbligo evidenziare la presenza dei cookie nei siti e l’utente deve accettare prima di poter continuare la navigazione anche se questa misura non ha comunque arrestato la loro diffusione. 

Per conoscere tutto quello che c’è da sapere sui cookie e sulla normativa italiana, puoi visitare la pagina dedicata alla Cookie Law

 Pubblicità comportamentale: scopi e obiettivi

All’inizio dell’articolo ho già detto che lo scopo principale del behavioural advertising è quello di offrire la pubblicità/advertising su misura (tailored) al target di riferimento. Ma perché è così importante per chi si occupa di advertising individuare un target, definire bisogni e usi e dedicarsi alla creazione di campagne su misura? 

La risposta è semplice: perché solo così si aumenta l’efficacia di una campagna e si generano conversioni degli annunci. Pensa quanto sarebbe inefficace promuovere una linea per bebè ad una audience di adolescenti invece che a un gruppo di neomamme. Questo esempio molto banale racchiude un po’ l’idea di fondo della pubblicità comportamentale. 

L’advertising online genera profitti enormi per le aziende quindi è importante investire in campagne che fruttano. Per farti capire le potenzialità, ecco qualche dato interessante: la maggior parte dell’immenso fatturato di Google proviene proprio da Google AdWords tanto che 24,1 miliardi di dollari su 27,7 del fatturato totale per il terzo trimestre del 2018 provenivano proprio dalla pubblicità. 

Un’altra grande rivoluzione nel mondo della pubblicità è stato l’Unconventional Advertising, leggi QUI per saperne di più.

Programmatic Advertising : l’evoluzione della pubblicità comportamentale

Oggi parlare di pubblicità comportamentale è ancora molto attuale ma lo è ancora di più parlare di programmatic advertising (AdTech), la vera evoluzione del behavioural advertising.

Si tratta di una vera e propria pubblicità automatizzata. Infatti, gli spazi pubblicitari online vengono direttamente gestiti da un software che compra gli spazi e posiziona l’ ads migliore in relazione al target di riferimento (sempre grazie ai cookie). Questo significa che è un software a fare tutto il “lavoro sporco” di un advertiser.

Questo vuol dire che il lavoro dell’advertiser sta scomparendo?

No, ma si è dotato di nuovi strumenti. Grazie all’AdTech si può sfruttare un algoritmo che riesce ad inglobare grandi quantità di dati da diverse fonti (non solo pagine web o app mobile, ma anche social media) e gestisce così la distribuzione automatizzata degli annunci.

Questo processo di creazione di campagna di advertising viene anche chiamato RTB che sta per “Real Time Bidding” (bidding = fare offerte), tutto avviene subito senza lunghi processi di analisi dei dati. È definito Real Time Bidding (RTB) perché il tutto avviene in tempo reale.

 Se ti occupi di advertising oggi e vuoi capire meglio come funzionano gli annunci sul mobile, leggi questa guida su Google AdMob.  

E tu cosa ne pensi? 

Se vuoi approfondire o conoscermi meglio, scopri subito le risorse che ho creato per te!

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